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Vittoria (Victory) è un articolo della rubrica Ucharted Realms, scritto da Tom LaPille e pubblicato sul sito della Wizards of the Coast il 26 novembre 2014. Racconta parte della storia di Zurgo.

Introduzione[]

Zurgo, khan dei Mardu, sa come covare rancore. E non c'è nessuno che odia più del Planeswalker Sarkhan Vol, una volta membro del clan Mardu, che avvolse nelle fiamme i suoi stessi compagni di clan con il fuoco draconico quando la sua scintilla si accese.

Ma quali sacrifici è pronto a compiere per realizzare la sua vendetta?

Storia[]

Zurgo Spaccaelmi si trovava su un affioramento roccioso al confine dell'altopiano frastagliato e osservava la moltitudine di truppe Mardu assembrata nella pianura sottostante. Tra di loro si trovavano cadaveri di molti guerrieri. Alcuni erano Mardu, ma la grande maggioranza erano Temur. Sulla sinistra dell'esercito si trovavano le steppe ventose, patria del suo popolo. Sulla destra avevano inizio le colline dei Temur, da cui erano giunte le armate che aveva appena sconfitto.

Lui analizzava le sue truppe, rivolte verso il loro condottiero. Avevano uno sguardo trionfante e mostravano stanchezza e aspettative.

"Lunga vita ai Mardu!", gridò.

Autorità Mardu

"MARDU!", risposero loro all'unisono con un lungo urlo di trionfo. Zurgo si crogiolò nella loro esaltazione fino al ritorno della calma.

"Surrak ha sondato i nostri confini", urlò, "e noi gli abbiamo dato dimostrazione della loro resistenza. Ha pensato che fossimo a dormire a Trono Alato. Si sbagliava! Siamo i Mardu e queste terre sono sotto il nostro dominio!". Zurgo batté il suo grande piede per terra e le truppe esultarono di nuovo.

Nel clamore, udì uno schiocco provenire dalla roccia sotto di lui. Guardò in basso e vide una crepa al di sotto dei propri piedi. Il rumore continuò. Zurgo fece due passi all'indietro e, un attimo dopo, la parte frontale dell'affioramento crollò al suolo pesantemente.

La folla si zittì e una voce stridula proveniente dalla pianura sottostante giunse all'orecchio di Zurgo. I guerrieri vicini si voltarono, preoccupati e confusi. Zurgo si voltò verso Varuk, un anziano ma arguto orco prossimo a lui, il più fidato consigliere di Zurgo, e chiese "Di che cosa si tratta?".

Varuk porse l'orecchio. "Si tratta di un goblin, mio khan. È furioso".

Zurgo annusò l'aria. "Portalo da me".

Varuk gli lanciò uno sguardo veloce e inquieto. "Come desideri, mio khan". Si voltò verso una guardia umana vicina e schioccò le dita; la guardia corse immediatamente verso la causa del disturbo. La piana era tornata silente ancor prima che il soldato tornasse da Zurgo con il goblin e l'esercito osservò Zurgo scrutare dall'alto la piccola palla di pelo.

Goblin Token

Zurgo si accinse a parlare, ma il goblin fu più veloce. "Mia sorella è morta per conquistare questa roccia e tu l'hai rotta!". La voce stridente del goblin si propagò in tutta la piana silente e la folla iniziò a muoversi mostrando segni di disagio.

Zurgo si erse il più possibile. "Abbiamo sconfitto i Temur perché abbiamo combattuto come una mente unica, un corpo unico, un clan unico. La morte in battaglia è gloriosa, se è a vantaggio del clan! Il coraggioso sacrificio di tua sorella ha salvato molte vite Mardu!".

Varuk sollevò la sua arma e lanciò un urlo. In risposta, la folla sollevò le armi al cielo. La loro voce si riversò sull'altopiano e svanì nella distanza.

"L'hai rotta!". Il goblin guardò in basso, verso la roccia spezzata alla base dell'altopiano, e poi sollevò lo sguardo di sfida verso Zurgo. "Era una bella roccia!". Il patetico goblin osservava Zurgo e la sua voce risuonava nella piana silenziosa. I guerrieri più vicini a Zurgo si stavano sporgendo in avanti e borbottavano tra loro, con volti freddi e furiosi.

La rabbia aumentò nel cuore di Zurgo. "Pensi che io non operi per il bene dei Mardu?".

"Mia sorella è morta per nulla!", squittì.

Zurgo sollevò il piede sinistro più in alto possibile e calpestò il goblin, facendo ricadere tutto il peso su di lui. Venne appiattito al suolo con un delicato scricchiolio.

Zurgo rivolse di nuovo l'attenzione al suo esercito. "Non ho alcun bisogno né di questa roccia né di qualsiasi altra! Ci spostiamo, razziamo, mangiamo! Siamo Mardu e abbiamo mostrato a Surrak la nostra grandezza!". L'esercito ruggì nuovamente, sebbene questa volta fosse un po' meno fragoroso.

Zurgo si allontanò dalla folla e il leggero brusio delle conversazioni ebbe inizio sotto di lui. Quando l'attenzione dell'esercito si disperse, Varuk si avvicinò a Zurgo a testa leggermente abbassata e indicò il cadavere del goblin schiacciato. "Non sono sicuro che sia stato saggio uccidere il goblin".

Urlatore di Guerra Mardu

"Ha minacciato la mia autorità e noi non siamo nulla se non rimaniamo uniti".

Qualcosa luccicò negli occhi di Varuk. "È più importante della vostra posizione? La sua famiglia avrà rancore nei vostri confronti".

Un guerriero che portava lo stendardo da messaggero si fece largo attraverso la folla intorno a Zurgo e si fermò senza fiato davanti a lui. "So perché", ansimò, "ci hanno attaccato. Un esploratore Temur aveva visto uno di noi nella foresta, oltre i nostri confini".

Aspirante al Nome di Guerra

Zurgo si volto di scatto verso il messaggero. "Che cosa?".

La messaggera fece un passo indietro. "L'avevano circondato. Lui si presentava con il nome di 'Sarkhan'. I Temur si sentirono insultati dalla pretesa di governare su di loro e richiesero la sua resa..."

Rimase ferma, senza dire nulla. Zurgo grugnì. "E poi?".

"Lui... dicono che si sia trasformato in un drago. Un drago che li ha avvolti nelle fiamme e poi si è alzato in volo e lasciando il territorio dei Temur".

Vol. Si poteva trattare solo di Vol. Gli occhi di Zurgo si socchiusero.

"Hanno immaginato che fosse il nuovo khan dei Mardu e quindi hanno attaccato, per approfittare dell'assenza del comandante. Ma voi non eravate altrove. E non vi trasformate in un drago". Abbassò lo sguardo per un momento e poi lo rialzò, con espressione interrogativa. "Vero?".

"Puoi andare", ruggì Zurgo.

Mentre lei correva via, Varuk si avvicinò a testa bassa. "Vi sconsiglio di inseguirlo".

Zurgo lo osservò dall'alto. "Ha minacciato questo clan più del dovuto. Deve morire".

Varuk piegò il capo di fianco, con atteggiamento più coraggioso. "Dimenticate per quanto tempo sono stato al vostro fianco. Ricordo ancora quando eravate un semplice condottiero d'ala. Ero presente quando Vol se ne andò e tornò aspettandosi di essere accolto a braccia aperte. Ero presente quando lo avete inviato in battaglia contro i Sultai. Ero presente quando si è trasformato in una gigantesca bestia volante di fuoco e ha incenerito il vostro esercito con il semplice soffio. So bene ciò che è in grado di fare ed è troppo per voi".

"Si è presentato come Sarkhan e questo è il motivo per cui Surrak ci ha attaccati. Pensi che il prossimo khan che sentirà questo nome riderà a crepapelle? No. Questa non sarà l'ultima volta che verremo attaccati a causa del suo tradimento".

"Dopo una sconfitta di queste dimensioni, Surrak dovrà lasciarci in pace per molto tempo. I nostri cavalli sono poco utili nelle montagne. E Vol si sta allontanando da noi".

"È un traditore e una minaccia; lo voglio vedere morto".

Varuk si voltò per osservare l'esercito, che si trovava ora lontano sulla via per l'accampamento. "Come pensate di convincere gli altri ad andare? Loro non sono come voi".

Zurgo sogghignò. "Questa notte festeggeremo. Domani ci prepareremo. Il giorno successivo daremo una lezione a Surrak per il suo affronto. Comunicalo agli altri".

Varuk annuì e scomparve nella folla rumorosa.

Quella notte, l'orda di Zurgo festeggiò. Zurgo rimase nella sua tenda, concedendo loro di godersi il trionfo. Era furibondo nei confronti di Vol e qualsiasi guerriero l'avesse visto in quello stato avrebbe immaginato che era arrabbiato con uno dei Mardu. Solo pochi tra i suoi guerrieri veterani desideravano ancora la vendetta nei confronti di Vol; la promessa della testa di Surrak sarebbe dovuta essere sufficiente per guidare l'esercito nelle montagne. Avrebbe potuto ora affermare di essere infuriato con Surrak, ma non avrebbe avuto effetto prima del termine della gloria della vittoria, quindi attese da solo.

Il giorno successivo, i Mardu si prepararono a muoversi. I guerrieri di Zurgo depredarono i cadaveri dei caduti e impilarono i corpi. Gli sciamani crearono grandi voragini e le richiusero una volta riempite di cadaveri. Gli esploratori pattugliarono i confini delle colline boscose adiacenti la pianura. I tre condottieri delle ali attesero Zurgo nella sua tenda.

"Domani ci sposteremo nelle montagne", disse loro. "Faremo sì che Surrak paghi per il suo affronto".

"I Temur sono più temibili nelle loro montagne", disse Varuk. "Questa è una scelta pericolosa".

"Abbiamo esploratori a nostra disposizione", disse Zurgo. "Il nemico non ci coglierà alla sprovvista".

"Loro non conoscono le terre dei Temur", disse un orco femmina chiamata Rufaz, con gli occhi spalancati per la confusione. "In confronto a loro, ci muoveremo alla cieca".

Zurgo la guardò sorpreso. "Dovresti avere più fiducia nei nostri guerrieri".

"Abbiamo già ottenuto una vittoria nei confronti di Surrak", disse un umano chiamato Batar, con le sopracciglia nere e un sogghigno baffuto ricco di disprezzo. "Correre un rischio ancora più grande per prenderci un'altra rivincita su di lui è sciocco".

Il volto di Zurgo si contorse. "Io sono il khan dei Mardu. Ubbidirete ai miei ordini".

Varuk annuì, seguito immediatamente da Rufaz. Dopo pochi istanti, annuì anche Batar e tutti se ne andarono. Prima che si unisse nuovamente all'esercito, i tre avevano già iniziato a preparare la sua orda per il viaggio del giorno dopo.

Il mattino successivo, l'esercito di Zurgo ritirò le tende, sellò i destrieri e le bestie e si preparò alla partenza. Zurgo inviò gli esploratori per verificare che non ci fossero Temur nascosti nella foresta.

"Mi è stata anche riportata notizia di un disertore Mardu", disse agli esploratori. "Se lo individuate, non seguitelo, ma venite a riferirlo a me". Essi annuirono e si diressero verso la boscaglia.

Colline Boscose

Zurgo si recò nel centro dell'orda, sulla sua bestia da trasporto torreggiante sui cavalli delle truppe. Faticò a risalire le colline, ma non quanto i cavalli.

La prima ondata di esploratori tornò con informazioni vaghe ma inquietanti. I Temur si trovavano nella zona, ne erano sicuri, ma nessuno di essi li aveva affettivamente avvistati. Gli esploratori avevano trovato solo rami spezzati, ramoscelli e impronte recenti che non appartenevano ai Mardu.

Surrak conosceva sicuramente la loro posizione.

Tre ore dopo, l'esercito Mardu entrò in una valle che saliva a zig zag verso la montagna. Appena iniziò a nevicare, sentirono un immediato brivido. Si trattava di una neve innaturale, ostacolante, intensa, che ricoprì il terreno in pochi minuti, nonostante si trovassero a un'altezza di molto inferiore a quella a cui si trova normalmente la neve. I destrieri, i cavalli e le bestie dell'orda faticarono a proseguire attraverso quel mucchio di polvere. Alcuni esploratori tornarono dalle incursioni nella foresta con poche o nessuna informazione. Uno di essi aveva intravisto uno sciamano Temur lanciare quella che sembrava una magia meteorologica, ma questa non fu una sorpresa per nessuno.

Batar cavalcò fino a Zurgo, mentre il suo cavallo si muoveva a disagio e scivolando sulla neve. "Mio khan, dobbiamo tornare indietro. Proseguire è follia. Stiamo andando verso una trappola".

Zurgo rifletté per un attimo. "In queste montagne si cela una minaccia all'unità del nostro clan. Non vorresti spazzarla via?".

Batar sogghignò. "La neve minaccia l'unità del nostro clan".

Zurgo si sollevò sulla sella e osservò Batar dall'alto della sua maestosità. "Qualche fiocco di neve non sarà una minaccia per i guerrieri Mardu, Batar Squarciagole".

Batar ansimò e si allontanò da Zurgo. Dopo solo pochi metri, Zurgo non riusciva più a vederlo.

Un esploratore si avvicinò, con l'intero corpo nascosto da un sottile strato di neve. "I Temur sono vicini. Si stavano radunando in cima a una collina sopra di noi. A centinaia".

Il respiro di Zurgo era visibile nel freddo innaturale. "Avvisa gli altri di prepararsi per..."

I suoni della battaglia li circondarono. Scontro tra lame d'acciaio, urla di trionfo e morte, grandi suoni di bestie dilaniate provenirono da ogni direzione, a breve distanza. Non era in grado di vedere abbastanza attraverso la neve per capire cosa stesse succedendo.

Scese a terra e corse in avanti. A circa sessanta metri oltre il punto dove si trovava prima, quindici Temur ricoperti da pelliccia erano circondati da molti cadaveri Mardu e ancora più guerrieri Mardu. I Mardu si avvicinarono e vennero velocemente massacrati; nell'aria tornò il silenzio. La neve smise di cadere.

"Che cosa è successo?". Zurgo ruggì.

Zurgo udì rumori di passi veloci dietro di sé. Si voltò e vide un esploratore in avvicinamento. "Due sfondamenti", disse con il fiato corto. "Questo e un altro duecento metri dietro. Cinquanta Temur in colonna hanno sfondato la nostra linea, ucciso cinquantasei dei nostri e sono scomparsi nei boschi. Non eravamo preparati a inseguirli. Hanno lasciato undici cadaveri".

Zurgo ritornò alla scena davanti a lui. "Che cosa è successo qui?".

"Lo stesso", disse un orco vicino a loro con due tagli rosso vivo sul volto. Osservò quella radura piena di cadaveri, al centro della linea di marcia dei Mardu. "Circa cinquanta Mardu caduti, mentre vedo solo otto Temur".

"Tu... e tu", disse indicandoli. "Mostratemi da dove sono arrivati. Gli altri, ripulite tutto".

L'esploratore e l'orco lo accompagnarono al confine della valle, dove ogni cammino portava a una ripida salita. Ogni strada era più ripida di ciò che un cavallo Mardu avrebbe potuto percorrere e larga abbastanza per solo cinque guerrieri affiancati. I Temur lo avevano colpito due volte al cuore del suo esercito, con una forza abbastanza piccola per attraversare quel passaggio, ed erano scomparsi nel bosco come lo scorrere dell'acqua. Strizzò gli occhi e mise le mani a copertura della vista, ma non riuscì a scorgre nulla in nessuna direzione.

Una volta tornato alle proprie linee, trovò un esploratore ad attenderlo. "Che ordini avete per noi?".

"Radunali", disse. "Raduna qui le truppe e me ne occuperò io".

L'esploratore corse via.

Nelle vicinanze, tre giovani guerrieri erano seduti nella neve, intenti a parlare tra loro.

"Sono venuti fuori dai boschi, dal nulla", disse uno dei tre, "e poi sono scomparsi altrettanto rapidamente".

"Mio fratello è stato colpito da quattro frecce ed è morto davanti a me; io non sono riuscito a individuare chi lo ha ucciso!", gridò un altro.

"Potrebbe capitare altre volte e andrebbe a finire proprio nello stesso modo", disse una giovane donna vicino a lui. "Non conosciamo questi luoghi".

Zurgo si fece strada tra la folla e, con andatura spavalda, giunse fino a loro. Smisero di parlare e si alzarono.

"Ditemi", disse Zurgo. "Questa è stata la vostra prima battaglia?".

Tutti e tre guardarono verso di lui e annuirono.

"E ognuno di voi ha ucciso un nemico?".

Annuirono nuovamente e attesero altre parole del loro comandante.

"Tu", ruggì Zurgo indicando uno di loro. "Come hai dilaniato il tuo nemico?". Intorno a loro iniziò a crearsi il silenzio.

"Gli ho tagliato la testa", disse, "con un colpo secco".

"Tagliateste", decretò Zurgo.

Si rivolse al successivo, tremante e con gli occhi spalancati. "E tu?".

Iniziavano a prendere fiducia. "Ho conficcato tre frecce nel suo petto", disse.

"Perforacuori". Zurgo si voltò verso il terzo.

"Abbiamo perso le nostre armi e stavamo lottando", disse, "e ho sfondato la sua gola a mani nude".

"Spezzacollo!". Zurgo ruggì.

I tre si inchinarono, gioiosi. In quel momento, gran parte dell'esercito si era riunito intorno a lui e molti guerrieri stavano riempiendo tutta l'area visibile.

Zurgo sollevò la spada al cielo. "Ai guerrieri Mardu e alla loro vittoria!".

L'orda esultò al suo comando, sebbene non sonora come Zurgo avrebbe sperato.

"No!", qualcuno urlò e Batar emerse dalla folla. Il suo volto era rosso, i suoi muscoli tesi e i suoi occhi infuriati. "Questi giovani guerrieri hanno ragione. Dici che ci hai guidati in questa foresta per dare una lezione a Surrak. Ma non sai dove si trova. E questi sono terreni pericolosi. E questa è neve innaturale. E nonostante ciò proseguiamo. Devi avere altri motivi. E non ci ha informati. E ora molti di noi sono morti".

"Ti sfido per il diritto di comandare questo clan".

Ogni movimento si arrestò. Tutti gli occhi furono puntati su loro due.

Zurgo si fece un'idea del suo avversario. L'uomo era furioso e stupido nel suo furore. Se avesse pensato al bene del suo clan, non avrebbe compiuto questa mossa. Zurgo non aveva altra scelta che ucciderlo.

"D'accordo". Zurgo scosse la testa e sguainò la spada. L'uomo aveva un atteggiamento di sfida, con uno scudo in ogni mano. Su ogni scudo erano presenti tre enormi ossa di artigli di drago. Le sue armi apparivano imponenti, ma sarebbero state pesanti e lente per un piccolo umano.

"Vieni a mostrarci", disse Zurgo, "il grande guerriero che è in te".

Batar

Batar sogghignò. Dato il peso delle sue armi, avrebbe preferito che fosse Zurgo ad avvicinarsi. Ma Zurgo non intendeva farlo. Batar non aveva pazienza e non voleva apparire debole.

L'uomo proseguiva a grandi passi in avanti, tenendo entrambi gli scudi di lato. Zurgo lo stava aspettando. Quando si avvicinò, tentò un affondo con lo scudo destro verso Zurgo. Zurgo schivò verso sinistra, ritrovandosi quasi dietro al piccolo uomo. Mirò alla nuca di Batar con la spada che aveva nella mano sinistra, ma Batar sollevò con sorprendente velocità la mano che aveva effettuato l'affondo verso il petto di Zurgo. La spada di Zurgo colpì l'armatura sul braccio, intaccandola senza infliggere un danno reale.

L'altro scudo sfrecciò verso Zurgo da sotto il braccio destro sollevato, con un artiglio diretto al volto e l'altro all'inguine. Zurgo riuscì a non farsi sorprendere dall'attacco e venne colpito solo sull'armatura della gamba e della spalla, a cui vennero strappate solo alcune piastre.

Continuò a muoversi dietro a Batar, mettendo ancora più fuori posizione lo scudo destro sollevato in maniera scoordinata dell'uomo. Spostandosi, piegò il bracco destro per prepararsi a sferrare un pugno. Batar continuò nella sua rotazione per venirgli incontro, proteggendosi il volto con lo scudo destro. Nel momento in cui abbassò la guardia, il pugno di Zurgo lo colpì al mento.

Batar crollò a terra con un lamento.

Zurgo afferrò Batar per il collo e lo sollevò da terra. Batar si oppose, agitandosi come una bambola e faticando a respirare. Zurgo affondò la spada nel petto di Batar, scagliò a terra la forma fiacca e calpestò la testa dell'uomo con il suo possente piede. Macchie di colore rosso intenso colorarono la bianca neve intorno a loro.

Si voltò lentamente, osservando con cura tutte le persone intorno. "Ora sapete che fine fanno le persone che osano sfidare il khan dei Mardu!".

Varuk cavalcò verso la radura. "Non avverrà più", disse.

"Ucciderò chiunque dovesse osare!". Zurgo ruggì, sollevando al cielo la sua lama ricoperta di sangue.

"No", disse Varuk scendendo dal suo destriero. "Perché non c'è più nulla da sfidare". I suoi occhi erano duri e freddi e si ergeva più imponente che mai. In atteggiamento di sfida, non di sottomissione.

Zurgo strinse gli occhi. "Sono qui", ruggì.

Varuk mostrò con un braccio ciò che rimaneva dell'orda.

"Guardali, Zurgo". La sua voce riecheggiò in tutta la valle. "Una volta ti erano fedeli servitori. Ora hanno timore di te. Ciò significa che non sei il loro vero khan".

"Metti in dubbio la mia autorità?!", ruggì urgo.

"Non c'è nulla da mettere in dubbio", disse. Si voltò verso l'orda.

"I Mardu non hanno alcuna disputa da risolvere con Surrak! Tornate alla nostra casa a Trono Alato con me", disse Varuk, "e non rischieremo più la vita al servizio del desiderio di vendetta di uno sciocco orco!".

L'orda espresse il suo assenso esultando. Zurgo li guardò con occhi spalancati e a bocca aperta.

Varuk si voltò di nuovo verso Zurgo. Per un attimo sembrò esserci rimorso, ma poi il nulla. Varuk risalì sul suo destriero e cavalcò attraverso l'esercito, verso il fondo della valle. Zurgo rimase a osservare il suo esercito che gli voltava le spalle e seguiva lentamente Varuk. Dopo un po' non erano che vessilli lontani.

Avamposto Mardu

Il clan non c'era più, Varuk aveva ragione. Non appartenevano più veramente a Zurgo. Rimaneva un solo dono da offrire ai Mardu: la testa di Vol immobile nella neve.

Osservò la sua spada, ancora coperta dal sangue luccicante di Batar. Avanzò a grandi passi verso un cadavere che indossava una veste asciutta e ne strappò un lembo con la mano destra... ma si fermò prima di pulire la sua lama.

Quel sangue era tutto ciò che gli era rimasto. Non lo avrebbe pulito finché non l'avesse mescolato a quello di Vol.

Un corpo vicino, ricoperto da pelliccia in cui erano conficcate tre frecce si mosse ed emise gemiti. Le si avvicinò e tenne la spada gocciolante sulla gola della donna morente.

"Tu", disse. "Dimmi, quando il tuo popolo ha visto il khan dei Mardu per l'ultima volta, dove si stava dirigendo?".

Strabuzzò gli occhi. Indicò faticosamente con un dito verso la cima della montagna. "La tomba... dello Spirito...", gracchiò, "Drago", disse in un sospiro.

Affondò la spada nella gola della donna, che smise di muoversi. Zurgo tornò al suo destriero, salì in sella e si avviò verso la voragine.

Zurgo sapeva dove si diceva fosse la tomba del drago, ma sarebbe stato un viaggio pericoloso. Se Vol fosse stato in grado di trasformarsi in un drago, sarebbe stato sensato che andasse alla ricerca di informazioni.

Man mano che si avvicinava alla voragine in cui giaceva il corpo del drago, il terreno diventava sempre più infido. Attraversò molte ripide colline, fino al giungere della notte. Poco dopo il crepuscolo, il destriero incespicò e sobbalzò, gemette e si arrestò, facendolo quasi cadere.

Decise di scendere. La bestia aveva fatto un passo falso e si era rotta una zampa, ora piegata in una direzione innaturale. Grandi frammenti d'osso sporgevano dalla sua pelle e si muovevano leggermente mentre l'animale ululava dal dolore.

Zurgo lo lasciò morire e continuò da solo.

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